Il nuoto è uno sport che spesso determina un dolore alle spalle, con una incidenza che colpisce i professionisti fra il 27% ed l’87%.
È la ripetitività del gesto tecnico che porta a dei microtraumi. Considerando che durante un allenamento in vasca corta, la spalla ruota circa 10 volte in una vasca di 25 metri, e che per un allenamento di circa 1000 metri ogni spalla può eseguire circa 400 movimenti, moltiplicando poi per il numero di allenamenti alla settimana il rischio di una lesione tendinea della spalla aumenta.
Generalmente, il dolore viene lamentato nella regione anteriore e laterale della spalla, a causa di una infiammazione della borsa subacromiale e del tendine del capo lungo del bicipite brachiale, in una situazione tipica dell’impingement subacromiale.
L’insorgenza dei sintomi può essere associata ad una postura scorretta, ad un mal posizionamento della scapola, alla ridotta mobilità gleno-omerale, allo scorretto controllo neuromuscolare oppure allo scarso tono muscolare della spalla.
Spesso la causa dell’impingement è dovuta al movimento alterato della scapola che non rimane in posizione durante l’abduzione e rotazione esterna del braccio ma scivola lateralmente creando attrito fra acromion e omero. Il muscolo principale di questo scivolamento è il gran dentato che se non allenato propriamente non permette di controllare bene il movimento della scapola. Un’altra causa di impingement è legata alla debolezza/insufficienza della cuffia dei rotatori che impedisce la corretta stabilizzazione della testa omerale nella cavità glenoidea, provocando così un alterato carico delle strutture tendinee.
Un gesto tecnico scorretto (per esempio nello stile libero un’eccessiva rotazione del busto che aumenta l’adduzione orizzontale della spalla e quindi l’attrito dei tendini sotto l’acromion) o la stanchezza dell’atleta (per esempio il nuotatore che riprende a nuotare dopo un periodo di inattività può avere un indebolimento dei muscoli e del sistema di controllo neuromuscolare che stabilizza la scapola) può determinare un cambiamento della bracciata tale da condurre ad uno squilibrato carico del complesso muscolo-tendineo della spalla. Un sovraccarico dell’atleta, che per esempio aumenta la distanza dell’allenamento o che utilizza in modo eccessivo le palette, aumenta l’intensità dell’esercizio sulla spalla e non riuscendo a recuperare adeguatamente può incorrere a lesioni muscolo-tendinee o articolari.
Una volta che si instaura la modifica della bracciata si riduce la forza del gesto atletico e compare il dolore. Il dolore si manifesta con l’impossibilità di sollevare adeguatamente il gomito nella fase di recupero andando così ad anticipare la fase di entrata della mano. Se si avverte il dolore alla spalla nella fase di recupero probabilmente questo è dovuto ad una sindrome da impingement, se invece si avverte il dolore durante la fase di propulsione questa può essere indicativa di una patologia del cercine glenoideo.
Lo stile più a rischio di provocare dolore è lo stile libero, e in misura minore il dorso ed il delfino.
Il trattamento del nuotatore professionista deve mirare alla prevenzione, eseguendo esercizi e trattamenti costanti in modo da mantenere la spalla libera ed elastica per compiere il gesto sportivo con la biomeccanica corretta, evitando gli errori tecnici come il sovrallenamento, il sovraccarico ed una tecnica sbagliata.
Molto importante è non arrivare mai al dolore: obiettivo in qualsiasi ambito da quello sportivo-agonistico e quello ludico. Quando si presenta il dolore deve essere seguito il metodo RICE, acronimo che sta per: Rest, Ice, Compression and Elevation. Rest: bisogna immobilizzare la spalla con un tutore. Ice: il ghiaccio è molto efficace per ridurre l’infiammazione (30 minuti ogni 3 ore) durante la fase acuta. Compression: molto utile è anche il kinesiotape applicato sulla spalla per decomprimere lo spazio subacromiale. Elevation: a volte è necessario dormire seduti in poltrona. Farmaci antinfiammatori possono essere utilizzati per un breve periodo.
Una volta risolto il dolore, bisogna recuperare il movimento in modo passivo: è molto importante non creare resistenze fasciali e restrizioni tissutali. Quindi sono molto utili le mobilizzazioni articolari, massaggi, stretching e lievi movimenti attivi in grado di ripristinare il controllo neuromuscolare della spalla. In molti casi si manifestano fenomeni di rigidità della capsula articolare (soprattutto posteriore) e di alcuni muscoli, per cui in questi casi si rendono necessari esercizi di decoaptazione della cuffia dei rotatori. Una volta che si è raggiunta la completa articolarità si possono iniziare gli esercizi attivi per migliorare il tono muscolare. La rieducazione prosegue con il recupero del controllo attivo della scapola e della funzione cervico-scapolotoracica; quando il recupero del movimento è completo ed il dolore è scomparso si può iniziare il percorso di potenziamento muscolare della cuffia dei rotatori, da eseguire in modo graduale in modo da non accendere infiammazioni secondarie della borsa. Le fasi di rieducazione della spalla sono poi mirate alla ripresa del gesto tecnico, della velocità, della forza e dell’agilità. L’ultima fase è il ritorno al nuoto che il terapista deve adattare al singolo atleta per evitare di sovraccaricare l’allenamento e ridurre al minimo il rischio di nuovo infortunio. E’ fondamentale che durante tutte le fasi ci sia sempre un controllo del dolore e quindi un particolare occhio deve sempre essere dato affinchè nell’atleta non si creino scompensi legati agli allenamenti.