Il dolore alla spalla è molto frequente nei giocatori di pallavolo, specialmente tra chi serve con il salto e chi schiaccia.
E’ stato dimostrato da ricercatori che la principale causa di dolore è legata al sovraccarico che si realizza con la ripetitività delle oscillazioni della spalla e con lo sbilanciamento muscolare. Il sovraccarico conduce all’insorgenza di patologie croniche come la sindrome da impingement, la rottura della cuffia dei rotatori, l’instabilità gleno-omerale e la tendinite del capo lungo del bicipite brachiale.
Le conseguenze di queste patologie possono determinare il fermo dall’attività sportiva in media per 4-6 settimane durante la stagione agonistica. È molto importante, quindi, che gli atleti overhead mantengano la forza, la stabilità ed il corretto grado di movimento allo scopo di compiere al meglio il gesto tecnico e di evitare che si instaurino le suddette patologie croniche.
Biomeccanica
Analizziamo ora i gesti che più frequentemente portano al dolore l’atleta: il servizio col salto e la schiacciata. Questi gesti vengono eseguiti portando la spalla prima in flessione poi in estrema abduzione e rotazione esterna oltre i 90° rispetto al piano scapolare, poi successivamente alla fase di impatto con la palla il braccio si ferma con una brusca decelerazione.
Questi movimenti determinano una sollecitazione della capsula articolare, sia sul versante anteriore che sul versante posteriore. Tecnicamente, riconosciamo, nei suddetti gesti, 5 fasi: wind-up, cocking, acceleration, deceleration e follow-through. Queste fasi si svolgono in appena 1,11 secondi.
La potenza del gesto è sicuramente variabile e la palla può viaggiare a velocità che vanno dai 120-130 km/h nella pallavolo maschile ai 60-70 km/h nella pallavolo femminile. La velocità di esecuzione associata alla potenza utilizzata comporta che anche una minima alterazione della biomeccanica provochi degli stress ripetuti ai tendini ed alla capsula della spalla.
Durante la fase di caricamento (che impegna moltissimo il sottospinato, il piccolo rotondo ed il deltoide posteriore) l’omero arriva in massima abduzione concentrica ed extrarotazione e contemporaneamente la testa omerale trasla in avanti. Questo movimento viene ripetuto molte volte e la testa omerale tende a sfiancare la capsula gleno-omerale anteriore, per questo l’atleta può inizialmente lamentare un dolore anteriore durante l’attacco (banda, centrale, opposto) o il servizio; conseguentemente la velocità di attacco si riduce comportando la perdita della prestazione.
Nella fase di decelerazione eccentrica la capsula posteriore viene stirata perché viene trascinata dalla testa omerale; questa fase viene principalmente controllata dal sottospinato. Lo stiramento posteriore associato al sovraccarico del sottospinato, impegnato sia nella fase di accelerazione che nella fase di decelerazione, produce per reazione un ispessimento ed un accorciamento capsulare posteriore con conseguente deficit della rotazione interna dell’articolazione gleno-omerale (GIRD: Gleno-humeral Internal Rotation Deficit).
Di conseguenza, anteriormente ci sarà una condizione di lassità mentre posteriormente si creerà una rigidità. Due situazioni opposte ma che appartengono allo stesso quadro. La presenza dell’accorciamento posteriore cambia ulteriormente la biomeccamica dell’articolazione spingendo ancora più avanti la testa omerale e mantenendola anteriorizzata e aumentando quindi la tendenza allo sfiancamento anteriore. Evoluzione patologica Se non trattato in questa fase, l’atleta evolve verso patologie più importanti. L’evoluzione successiva è l’intrappolamento dei tendini del sovra spinato e del sottospinato, che vengono schiacciati fra omero e glena.
Ne conseguono infiammazioni tendinee, degenerazioni e possibili lesioni della cuffia dei rotatori. Inoltre, il continuo contatto fra omero e glena in flessione-abduzione ed extrarotazione determina l’insorgenza di una irregolarità della componente omerale in sede postero-superiore (sotto forma di sclerosi della corticale ossea o presenza di piccoli geodi sottocorticali) e l’alterazione del cercine fibro-cartilagineo producendo un distacco del cercine chiamato SLAP acronimo di Superior Labral Anterior to Posterior.
I sintomi
Se il giocatore lamenta il dolore soltanto anteriormente durante il servizio o la schiacciata vuol dire che la causa è la ridondanza capsulare anteriore e quindi ci troviamo nelle fasi iniziali della trasformazione dell’articolazione.
È chiaro che vista la collocazione del dolore la diagnosi differenziale deve essere con la tendinite del capo lungo del bicipite brachiale e con la lesione della cuffia dei rotatori. Obiettivamente in questi Pazienti si osserva un aumento della rotazione esterna, una riduzione della rotazione interna, la positività dell’apprehension test e la sensazione di sublussazione in abduzione e rotazione esterna. Se l’atleta viene trattato in questa fase con la giusta terapia riabilitativa i sintomi regrediscono e la biomeccanica viene ripristinata.
Se invece l’atleta si presenta con il dolore anche posteriore e con una modalità d’insorgenza cambiata significa che allo sfiancamento capsulare si sono aggiunte le lesioni del cercine e/o della cuffia dei rotatori ed a questo punto se si è instaurata una SLAP lesion o una lesione tendinea a tutto spessore necessiterà del relativo trattamento chirurgico; al contrario se si è creata una lesione parziale della cuffia dei rotatori si proseguirà la cura con un trattamento conservativo.
Obiettivo prevenzione
Per l’ottimale recupero dell’atleta l’obiettivo è il ripristino della stabilità della spalla prima che si instaurino le lesioni tendinee o del cercine glenoideo. Quindi occorre sempre eseguire in prevenzione un accurato lavoro sia sulla parte posteriore dell’articolazione, tramite lo stretching appunto della capsula posteriore, che sulla parte anteriore, tramite il rinforzo muscolare del sottoscapolare e del gran pettorale, muscoli che, insieme, contrastano l’instabilità anteriore della testa omerale.